Tra paura ed euforia: l’Estonia alla Biennale di Venezia

17.04.2024

Si avvicina il 20 aprile, data dell'inaugurazione della 60a Biennale di Venezia e della conseguente apertura delle porte del padiglione dell'Estonia, quest'anno una suggestiva chiesa settecentesca sconsacrata. La più settentrionale delle nazioni baltiche porta nel capoluogo veneto "Hora Lupi" della scultrice Edith Karlson, un'esibizione che fa coesistere l'umano con l'animale, l'artista con la persona comune, l'inevitabile con lo sconosciuto.

Foto: Anu Vahtna e Alana Proosa.

Commissionata dalla direttrice del Centro Estone per l'Arte Contemporanea (KKEK) Maria Arusoo, "Hora Lupi" riprende le fila di "Return to Innocence," mostra che Karlson tenne nel 2021 presso il Museo Estone d'Arte Contemporanea (EKKM). Il titolo dell'esibizione – dal latino, "ora del lupo" – è un intrigante suggerimento sulla chiave di lettura di questa "anatomia di una caduta," come la definisce Karlson. Con tutte le probabilità, "Hora Lupi" è un riferimento al film horror svedese "Vargtimmen" (1968) di Ingmar Bergman. Secondo il trailer di quest'ultimo, l'ora del lupo sarebbe quella "compresa fra la notte e l'aurora, l'ora in cui muoiono più persone, in cui il sonno è più profondo e gli incubi più reali. [...] È anche l'ora in cui nascono più bambini." L'origine del concetto è avvolta dal mistero: alcuni studiosi ritengono che faccia parte del folklore svedese; altri sottolineano come non ve ne siano riscontri nella letteratura nordica; Bergman fa invece riferimento a una fonte latina non meglio specificata.

Ed è del latino che, come rivela l'artista ad Artribune, Edith Karlson si serve per elaborare la sua riflessione sui momenti della vita in cui ci si trova a metà fra inevitabilità e sconosciuto, sulla sensazione di euforia e insieme di paura che si prova nel momento in cui si è sospesi sull'orlo di un precipizio. La presenza del "lupo" nel titolo dell'opera è un riferimento alla centralità degli animali nell'arte e nella vita di Karlson: è caro all'artista il tema della presenza di una componente animale – in particolare, di un istinto violento, talvolta poetico, assurdo e malinconico – nella natura umana. I temi ricorrenti delle opere di Edith Karlson sono spesso associati alla favola dei tempi di Fedro ed Esopo: fra le altre analogie, entrambi riflettono sulle caratteristiche della natura umana tramite animali antropomorfizzati.

Nell'installazione spiccano diverse sculture d'argilla mista a calcestruzzo dalle forme ambigue e leggendarie - donne-pesce, uomini-serpente, e chi più ne ha più ne metta. Uno degli spazi della chiesa, forse il più impressionante, è tappezzato da volti umani: per la realizzazione di questi ultimi, l'artista ha coinvolto nel progetto alcune persone comuni, lontane dal mondo dell'arte, chiedendo loro di modellare con l'argilla un proprio autoritratto. Il sito ufficiale del KKEK rivela come queste figure siano un omaggio alle piccole sculture di terracotta che impreziosiscono la Jaani kirik, chiesa luterana in stile gotico simbolo di Tartu.

Diciamo qualcosa in più sul conto della Karlson: l'artista abita a Tallinn, dove ha frequentato l'Estonian Academy of Arts (EKA). Si è specializzata in installazione e scultura, ha vinto diversi premi, fra cui l'EKA Young Artist's Prize nel 2006 e il Köler Prize People's Choice Awards nel 2015. È stata inoltre premiata ripetutamente dall'Estonian Cultural Endowment.

Non avendo l'Estonia un padiglione stabile per la Biennale Arte – ricordate come nel 2022 furono i Paesi Bassi ad affittarle il proprio spazio espositivo? -, Karlson si è recata personalmente nella città lagunare per selezionare uno spazio che stimolasse la sua creatività. La scelta è caduta sulla Chiesa di Santa Maria delle Penitenti, nel sestiere Cannaregio: dai suoi interni, l'artista è poi partita per ideare l'installazione, collaborando sinergicamente con le crepe e le fessure della struttura per esprimere l'incompletezza della condizione umana.

Nella progettazione dell'opera, Karlson ha riconfermato il sodalizio con il drammaturgo e storico dell'arte Eero Epner – gli appassionati del teatro di nicchia ricorderanno il suo nome in associazione al progetto d'avanguardia "Theatre NO99." Epner aveva già collaborato con Karlson e curato "Return to Innocence." In Italia, ha inoltre curato le tre grandi mostre del pittore novecentesco Konrad Mägi.  

La mostra "Hora Lupi" sarà visitabile dal 20 aprile al 24 novembre presso la Chiesa di Santa Maria delle Penitenti.

Chiara Padovano

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