"Sierra" del regista Sander Joon: una gara tra padre e figlio

11.09.2025

Uno dei registi estoni che, dopo il grande successo mondiale della documentarista Anna Hint, spicca di più in questi anni sui grandi schermi dei festival italiani è sicuramente l'animatore Sander Joon. Nato nel 1990, si è laureato presso l'Accademia Estone delle Belle Arti ed è stato insignito del premio Giovane Artista per la Cultura nel 2003 dal Presidente della Repubblica Estone Alar Karis. Il suo debutto "Velodrool" ha partecipato nel 2016 al Reggio Film Festival e, nello stesso anno, la sua opera "Sounds good" è stata presentata alla pre-apertura del Ca' Foscari Short Film Festival. Degno di nota, però, è soprattutto il suo cortometraggio "Sierra", che, oltre ad essere stato selezionato agli Oscar come candidato per Miglior Cortometraggio d'Animazione nel 2022, ha partecipato a più di 200 festival del cinema ed è atterrato in Italia, prima all'Orvieto Cinema Fest, vincendo il premio Best Animation, e successivamente al Bergamo Film Meeting a marzo di quest'anno.

Il tema principale e filo conduttore della dark comedy "Sierra" è il rapporto tra padre e figlio, che spesso può risultare molto complicato, soprattutto durante il periodo della crescita. La storia si sviluppa a partire dalla scena di un ragazzino che si diverte e gioca con la natura, saltando, giocando con delle rane e dondolandosi su una ruota appesa a un albero. Sin dall'inizio del film suo padre dimostra quasi un'ossessione per le gare automobilistiche. Nonostante il giovane non provi alcun interesse per i motori, suo padre vuole imporgli la sua passione, anche con la violenza, se serve. Il ragazzino si ritrova, perciò, scaraventato sulla pista contro la propria volontà, ma il padre sembra provare comunque indifferenza, paralizzato nel proprio egocentrismo: durante l'intera gara si distrae in cerca della sua amata sigaretta, invece di aiutare il figlio e condividere l'esperienza insieme a lui.

Questo totale abbandono in un momento difficile, peraltro causato dal padre stesso, porta in seguito la macchina ad uscire dalla pista, compromettendo la gara: la ruota si buca, ma i protagonisti non riescono a cambiarla. Per una sfortunata catena di eventi, poi, il figlio rimane incastrato dentro la ruota di scorta, cui si deve adattare, ormai rimodellato dalle passioni del padre per dimostrare di essere all'altezza del suo amore e delle sue aspettative. Il padre, nel proprio egoismo, accoglie l'idea del figlio di riprendere la gara, usandolo come nuovo pneumatico.

In questo cortometraggio l'assurdo e il simbolismo svolgono un ruolo fondamentale, intrecciandosi l'uno con l'altro per arricchire di significato la storia, come dimostrano la perdita e la ricerca dei baffi durante la gara, a sottolineare l'indifferenza e superficialità del padre, ossessionato dalla competizione tanto anelata. In contrasto con la grande passione dei piloti, che nonostante la vettura e le tute in fiamme, decidono di continuare la gara fino alla fine, spegnendo il fuoco solo al traguardo con lo champagne della vittoria.

Lo stesso fatto che il film sia muto può essere interpretato simbolicamente: i fatti parlano da soli. I simboli, tuttavia, non si fermano qui: ad esempio, sporadicamente emergono le rane, animali anfibi che sono l'emblema dell'equilibrio difficile da raggiungere nel rapporto padre-figlio. Anche la stessa ruota, inizialmente uno strumento di divertimento, si trasforma nel simbolo delle imposizioni del padre che lo vorrebbe plasmato secondo i suoi desideri.

Il film riflette l'esperienza dell'autore, che voleva inseguire il proprio sogno di disegnatore già in adolescenza, ma sentiva di non essere apprezzato dal padre per il fatto di passare le giornate davanti al computer. Sander Joon entra, quindi, in dialogo diretto con il padre Heiki Joon attraverso l'utilizzo di un video da lui girato verso il 1980, alternandolo alle immagini dell'animazione di propria creazione: in esso, si nota proprio una gara tra macchinine, ripresa fedelmente dai disegni, ma arricchita di nuovo significato.

Si nota, poi, una grande maestria nel disegno e nell'animazione da parte dell'autore, che trae ispirazione dai dipinti di Henri Matisse, non solo nell'uso di colori vivaci, ma anche nelle forme, sinuose e "danzanti" dei meccanici. Queste richiamano "La Danza" di Matisse, un dipinto del 1909/1910, associato alla simbiosi tra uomo e natura e che qui si ricollega al legame con la natura condiviso dal ragazzo e dalla mamma.

"Sierra" è solo una delle ultime opere accolte positivamente dalla critica italiana, in cui, come ben descrive la giuria dell'Orvieto Cinema Fest: "Il regista è capace di sfruttare a pieno le potenzialità visive e creative dell'animazione. Ci immerge in un mondo in cui non sono necessarie parole per farci sorridere ed emozionare. Questo film ci ha fatto tornare bambini, con rinnovato stupore.".

Alessandro Tagliaro


Sierra

a film by Sander Joon

Stop motion: Heiki Joon (1980)

Estonia | 16' | 01/2022 | animation




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