Lo storico Rosario Napolitano e le comode sedie degli archivi baltici

03.03.2025

Lavori e abiti Riga. Sei docente sia all'Università Tecnica che all'Accademia di Belle Arti di Riga. Cosa insegni? In entrambe le istituzioni insegno lingua e cultura italiana ma, essendo storico di formazione, cerco sempre di inserire curiosità e avvenimenti storici durante le lezioni (sia sull'Italia che sui Paesi baltici) e devo dire che molto spesso gli studenti apprezzano.

Nella foto lo storico Rosario Napolitano. Foto di Alessandro Rampazzo.

Com'è nato l'interesse verso i Paesi baltici?

A Napoli ho studiato lingue e culture dell'Europa orientale, ma non solo: tra gli esami vi erano anche quello di storia della Russia e storia dell'arte dell'Europa orientale. Durante i corsi non abbiamo approfondito i Paesi baltici, li abbiamo toccati solo marginalmente, quindi ho pensato "perché non approfondire la loro storia?"

Sei stato lettore di lingua e cultura italiana anche all'Università di Tallinn, in che anno?

Nel 2015, esattamente un anno dopo aver iniziato il mio dottorato all'Università di Napoli "l'Orientale", ho svolto un tirocinio di circa tre mesi all'Università di Tallinn, dove ho conosciuto amici e colleghi meravigliosi con i quali sono ancora in contatto: Kristiina Rebane, Daniele Monticelli e Ülar Ploom.

Perchè l'Estonia?

L'obiettivo era principalmente quello di svolgere le mie ricerche presso l'Archivio di stato estone e la Biblioteca nazionale, al fine di raccogliere materiale per il mio progetto di dottorato.

L'Archivio di stato estone ha le sedie comode?

L'archivio statale di Tallinn, quello che si trova in Madara 24, non solo ha le sedie comode ma anche un'ingente quantità di materiale digitalizzato.

Parli l'estone?

Ho studiato estone durante il mio soggiorno a Tallinn, si trattava di un corso gratuito messo a disposizione dal comune di Tallinn. Ricordo che c'era gente proveniente da tanti paesi come l'Egitto, la Turchia, la Francia, ma anche dal Canada e dalla Nigeria. Non si trattava solo di studenti ma anche di persone che cercavano di migliorare il loro estone, poiché molti di loro lavoravano a Tallinn già da tempo.

La tua parola preferita?

"Head ööd" che significa "buonanotte", mi piace molto il suono.

Il giornalista olandese Jan Brokken ha scritto ne "Le anime Baltiche": "Dei pezzi d'ambra di cui sono fatti i paesi baltici, Königsberg e Riga formavano la parte tedesca; Tallinn e Tartu quella nordica, scandinava, e Daugavpils e Vilnius l'orientale, la russa. La storia ha frantumato questo pezzo di ambra e lo ha sparso un po' dappertutto." Quale è la tua definizione dei paesi Baltici?

Se dovessi definirli con una parola direi "unici", come le loro lingue.

Sei andato a fondo con i tuoi studi sul periodo interbellico nei Paesi baltici. Questo ti ha portato al progetto "The bilateral relationships between Italy and Estonia during the interwar period". Come erano le relazioni culturali tra questi due paesi?

Abbastanza buone, nonostante la significativa distanza geografica tra i due paesi. Alcuni episodi da menzionare sono sicuramente l'introduzione dell'insegnamento dell'italiano all'Università di Tartu tra il 1923 e il 1924, voluto fortemente dall'allora ambasciatore italiano a Tallinn Augusto Stranieri e dal rettore dell'università Heinrich Koppel; o ancora la fondazione dell'Istituto italiano di cultura a Tallinn, tra la fine del 1936 e l'inizio del 1937, che è stato l'unico istituto italiano di cultura presente nel Baltico orientale nel periodo interbellico, prima dell'invasione sovietica (poi spostato ad Helsinki).

Nella tua tesi di dottorato hai scritto sulla censura sovietica nei Paesi baltici. Da studentessa ho lavorato un paio di mesi come fattorino presso un giornale a diffusione nazionale a Tallinn. Ricordo che uno dei miei compiti quotidiani era portare la prima stampa del giornale in uscita alla "Glavlit" per il nullaosta. Cosa si nascondeva dietro l'acronimo "Glavlit"?

Il Glavlit (originariamente denominato come la Direzione centrale degli affari letterari e dell'editoria) nacque nel 1922 ed era l'organo deputato alla censura sovietica. In questo caso non parliamo solo di censura interna, il Glavlit (che cambiò più volte nome), aveva anche il compito di impedire ogni tipo di ingerenza esterna. Negli archivi baltici sono riportati numerosi casi in cui il materiale proveniente dai paesi oltrecortina, principalmente dagli Stati Uniti e dall'Australia (non a caso dove attualmente si trovavano numerosi membri della diaspora baltica) era regolarmente censurato. Questo perché da questi paesi venivano continuamente inviati materiali alternativi a quelli che Mosca imponeva. In molti di questi documenti, infatti, si auspicava un ritorno all'indipendenza e alla fine del regime sovietico. Tra il 2016 e il 2017 ho avuto modo di incontrare due ex-impiegate del Glavlit, una in Lituania e una in Lettonia, che avevano lavorato nell'organo di censura per un breve periodo subito dopo gli studi universitari; una faceva parte della sezione dedicata al controllo dei programmi radiofonici, mentre l'altra si occupava della supervisione della letteratura scientifica.

Altro argomento della tua ricerca sono i processi di sovietizzazione. Sovietizzazione e russificazione sono concetti assimilabili o con sostanziali differenze?

Sono due fenomeni sicuramente comunicanti. Il processo di sovietizzazione interessa in particolar modo il periodo sovietico e il sistema che viene imposto da Mosca durante gli anni delle due occupazioni (1940-1941 e 1944-1991). Il processo di sovietizzazione nei Paesi baltici si può suddividere in due fasi: la prima va dal 1940 al 1947 (escludendo l'occupazione nazista tra il 1941 e la metà del 1944), periodo in cui Mosca impose con forza e terrore cambiamenti strutturali all'interno della società in Lettonia, Lituania ed Estonia; la seconda inizia nel 1947, con l'elezione dei rispettivi Soviet supremi nelle Repubbliche baltiche sovietiche, e termina con la morte di Stalin nel 1953. Fino a quel momento le autorità consolidarono i cambiamenti già avvenuti precedentemente ed integrarono il modello sovietico nei nuovi territori conquistati. Un'altra cosa che la storiografia italiana purtroppo ha trattato molto poco nel corso degli ultimi anni è un altro aspetto della sovietizzazione: le tremende deportazioni messe in atto da Stalin ai danni dei popoli baltici avvenute nel giugno del 1941 e nel marzo del 1949, che coinvolsero in totale quasi 140.000 persone.

Per russificazione, invece, intendiamo un processo che interessa particolarmente la sfera linguistica e culturale, un argomento che nel Baltico orientale è visto in modo molto particolare vista l'ingente percentuale di russi presenti in Lettonia (25%) ed Estonia (22%). Dal 2022, in particolare dopo l'invasione russa in Ucraina, il processo di de-russificazione, (e di de-sovietizzazione se parliamo dei monumenti sovietici) nei Paesi baltici sta procedendo in modo molto veloce, soprattutto nelle scuole. Bisognerà vedere se le nuove generazioni russofone sono pronte a tutti questi drastici cambiamenti.

La propaganda cinematografica di sovietizzazione che peso ha avuto nella vita culturale estone? Le opere propagandistiche "Elu tsitadellis" ("La vita nella cittadella") del 1947 e "Valgus Koordis"("Luce a Koordi") la prima pellicola a colori realizzata in Estonia nel 1951, sono solo alcuni esempi?

Certamente. Un paio di anni fa con l'amica e collega Epp Lauk dell'Università di Kaunas e dell'Università di Tartu abbiamo analizzato alcuni film prodotti nei Paesi baltici durante il periodo staliniano. Nell'ambito della cinematografia, immediatamente dopo la prima invasione del 1940, le autorità sovietiche non si fidavano delle realtà locali e affidavano alle grosse compagnie – come la Lenfilm o la Mosfilm – la produzione di pellicole cinematografiche nei Paesi baltici, con l'intento di seguire la "corretta" ideologia.

Collabori spesso con l'Università di Tallinn e quella di Tartu. Quando sei stato l'ultima volta in Estonia?

Il 22 gennaio sono stato ospite della Õpetatud Eesti Selts (Learned Estonian Society) dell'Università di Tartu per presentare l'ultimo annuario al quale ho avuto la fortuna di partecipare. Nell'annuario presento un breve articolo dove parlo della sezione estone dei Comitati d'Azione per l'Universalità di Roma (noti anche come C.A.U.R.), fondati a Tallinn verso la metà degli anni '30, e del loro rapporto con il fascismo italiano.

Hai un posto preferito a Tallinn?

Sembrerà strano ma mi piace molto la zona di Kopli che ultimamente stanno riqualificando molto. Quando vivevo a Tallinn, la mattina prendevo il tram alla fermata "Sitsi" e in lontananza si vedeva il mare, un bel modo per iniziare la giornata.

Katrin Veiksaar


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