Paul Teesalu: “Dal quartiere Coppedè il rilancio dell’Ambasciata”.
Paul Teesalu è l'Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario in Italia, Malta, San Marino e Ordine di Malta. Il suo mandato ha avuto inizio in piena pandemia, circa un anno fa. A distanza di un mese dall'inaugurazione della nuova sede dell'Ambasciata d'Estonia a Roma, Teesalu racconta della sua missione in Italia, nel paese che fu il primo paese Schengen ad accettare l'esenzione dal visto per gli estoni e i cui aerei oggi sorvegliano lo spazio aereo degli Stati Baltici.
Nella foto: Paul Teesalu
Se alla fine degli anni '90 la diplomazia estone in Italia ha lavorato principalmente per ottenere il sostegno dell'Estonia per l'adesione all'Unione Europea e alla NATO e ha chiesto l'esenzione dal visto, qual è l'attuale missione "più grande" in Italia?
Lei ha lavorato come diplomatico a Bruxelles e a Vienna. Dal 2010 al 2014 è stato ambasciatore in Egitto, dal 2011 al 2014 anche presso la Lega Araba e dal 2013 al 2015 è stato il primo ambasciatore estone all'Unione Africana. Lo scorso 24 settembre ha presentato le credenziali al Presidente italiano Mattarella. Qual era il suo rapporto con l'Italia prima di venire qui?
Ho visitato l'Italia molte volte prima della missione. La primissima volta è stata circa vent'anni fa. Partimmo in macchina da Vienna per Venezia, attraversando le Alpi, e la volta dopo arrivammo a visitare il lago di Garda. Ma a Cairo, ad esempio, non c'ero mai stato prima della missione. Non credo che una tale mancanza di esperienza sia un problema. La rivoluzione egiziana ha confuso all'epoca le conoscenze di tutti, eravamo tutti ugualmente stupidi. Un diplomatico ha bisogno di imparare a conoscere il suo paese di residenza, ma idealmente potrebbe mantenere con esso una certa distanza. Avevo visitato l'Italia anche a titolo professionale, ad esempio, come Direttore Politico del Ministero degli Affari Esteri, ho tenuto consultazioni con il mio omologo italiano a Roma nella primavera del 2018. Erano dialoghi approfonditi.
Quest'anno celebriamo il 100° anniversario delle relazioni diplomatiche tra Italia ed Estonia. Come descrivereste questi anni? Si sa che l'Italia fu il primo paese Schengen ad accettare l'esenzione dal visto per gli estoni...
... e ora gli aerei militari italiani sorvegliano lo spazio aereo baltico in Estonia. È stato un anno fruttuoso. L'Europa è diventata più piccola, siamo diventati molto più vicini. Sfortunatamente l'occupazione sovietica ha causato una temporanea interruzione tra le nostre relazioni, ma non abbiamo permesso che il ricordo svanisse. Abbiamo appena pubblicato una serie di materiali storici sul sito web dell'ambasciata, che consiglio di leggere.
Uno dei suoi predecessori, il diplomatico e scrittore Jaak Jõerüüt, ha scritto nel libro Diplomaat ja mälu (Il diplomatico e la memoria) che Roma è stretta e lo stile di lavoro lento. Ha già fatto le sue osservazioni?
Le impressioni sono positive. L'accoglienza è stata molto buona, nonostante il Covid. Per fare osservazioni più approfondite è ancora trascorso troppo poco tempo. Non sento la lentezza o la ristrettezza di Roma. Se non erro, il disagio percepito da Jõerüüt era principalmente la sua personale angoscia spirituale. Arrivare negli anni '90, dalla sede dell'ambasciata a Helsinki, dove per l'ambasciatore estone erano aperte tutte le porte, a Roma, come primo ambasciatore d'Estonia dopo il ripristino dell'indipendenza, dove sei uno tra decine o addirittura centinaia. Lo capisco bene. Ma a Roma c'è molto spazio: il Foro, Villa Borghese, il fiume con i suoi ponti, le piazze, tutti questi magnifici panorami.
Che impressione le ha fatto la Farnesina? Probabilmente il più esteso edificio civile in Italia.
Durante la mia permanenza qui, il Ministero degli Affari Esteri d'Italia ovvero Farnesina, non è ancora stato pienamente operativo. I corridoi sono lunghi e insolitamente vuoti perché i lavoratori sono a casa per il telelavoro. Le viste monumentali. Le persone straordinarie, professionisti.
Avevo nominato Jaak Jõerüüt. Quanto sa di altri suoi predecessori? Ha letto il nuovo romanzo di Tiina Tamman sul diplomatico Johan Leppik?
Certo, conosco personalmente i miei predecessori più prossimi. Di colleghi precedenti ho letto ricordi e memorie. Il libro di Tiina Tamman su Leppik l'ho ricevuto subito dopo la sua pubblicazione. Più o meno nello stesso periodo, ho letto i memorandum degli ambasciatori italiani dell'epoca sulle capitali baltiche, su Mosca e su Helsinki. Questo è un capitolo difficile nella nostra storia. Il diplomatico Leppik, nonostante la sua professionalità - come molti dei nostri ambasciatori dell'epoca - è rimasto chiuso nel blocco dell'informazione e non è stato in grado di influenzare lo sviluppo degli eventi in alcun modo. Successivamente, dopo la chiusura dell'ambasciata, Leppik prestò servizio nell'esercito del generale polacco Wladyslaw Anders come medico militare e prese parte alle attività delle forze alleate in Italia. Anche perché in precedenza Leppik era stato ambasciatore anche a Varsavia. A proposito, Anna Maria Anders, la figlia del generale Anders, è attualmente l'ambasciatore di Polonia in Italia. È così che si intersecano i destini di stato e vita. È curioso che il primo ambasciatore di origine estone qui sia stato il conte Ernst von Stackelberg, che nel 1862 fu nominato a rappresentare l'imperatore russo nel Regno d'Italia. Tuttavia, fu un tempo completamente diverso.
L'Ambasciata ha recentemente inaugurato la nuova sede nello storico quartiere Coppedè. Questo è il primo edificio dell'ambasciata estone in Italia. Con quale sentimento è stato inaugurato?
In primo luogo, è stato un trasferimento per necessità. La precedente sistemazione era oramai superata. Inoltre, il fatto che abbiamo trovato l'edificio in un'ottima posizione, nella zona residenziale del quartiere delle ambasciate, è stata una felice coincidenza. Questo edificio non è nè troppo grande da gestire, né troppo piccolo per il buon funzionamento dell'ambasciata. Qui possono essere organizzati incontri e seminari per un massimo di quaranta persone. Il piccolo cortile offre l'opportunità della lunga stagione all'aperto. Inoltre siamo meglio attrezzati per fornire i servizi consolari. Credo che sia valsa la pena fare questo investimento .
È troppo presto per parlare di contatti culturali in questo autunno di pandemia?
Ci auguriamo di arrivare presto a firmare il rinnovo del piano d'azione per la cooperazione culturale e in materia di istruzione, che ci consentirà di andare avanti nella cooperazione culturale nei prossimi quattro o cinque anni. I contatti culturali non sono mai stati realmente interrotti. Spero sarà un autunno senza restrizioni.
Katrin Veiksaar