“Orchidelirium”. Ecocritica in chiave floreale alla Biennale di Venezia
L'Estonia torna alla 59ª edizione della Biennale di Venezia, accogliendo
nel proprio padiglione "Orchidelirium - An Appetite for Abundance" ("Orhideliirium. Isu külluse järele").
Curata dalle artiste Kristina Norman e Bita Razavi, e commissionata
dall'Estonian Center for Contemporary Art, l'esibizione prende il nome dal
fenomeno che ebbe luogo in Europa durante il XIX secolo, quando la
grande richiesta di queste piante tropicali nel vecchio continente
divenne simbolo allo stesso tempo di due realtà coesistenti nella
colonizzazione: il privilegio e lo sfruttamento. La mostra è stata allestita nel "Padiglione Olandese" dei Giardini della Biennale, costruito dall'architetto Gerrit Thomas Rietveld nel 1954, preso in affitto dall'Estonia per l'esibizione del 2022.
Foto 1-2: Luke Walker. 3. Emilie Rosalie Saar (Bamboo Orchid ca 1910-1920, litografia). 4. Bita Razavi (sketch for Wardian Cases). Courtesy Estonian Center for Contemporary Art
Mentre Razavi si è principalmente occupata della componente spaziale della mostra, un giardino concettuale, Norman ha ideato tre film biografici sulla figura dell'artista Emilie Rosalie Saal, moglie dello scrittore Andres Saal. Nella trilogia, i Saal lasciano l'Estonia, al tempo sotto l'Impero Russo, per stabilirsi nell'isola di Java in Indonesia, parte delle Indie orientali olandesi dal 1800 al 1949. L'idea della mostra, spiega la curatrice Corina L. Apostol, nasce dai dipinti idealizzati in cui Emilie Saal ritrae le diverse piante tropicali che, insieme al marito, era solita collezionare.
Orchidelirium, come ci spiegano le artiste, è un'ecocritica su sfondo botanico del ruolo che l'Estonia, a sua volta ex-colonia, ricopre nella colonizzazione del sud-est asiatico, ruolo che è anche parallelo all'esperienza dei Saal. Infatti, ironicamente, prima di lasciare la propria patria, Andres si occupa di romanzi anti-coloniali sull'esperienza estone e poi sulla resistenza degli indonesiani; alcuni anni dopo, si ritrova però ad accettare una posizione importante a capo del dipartimento di topografia dell'esercito olandese.
L'esibizione è uno spunto per riflettere sul colonialismo e sul processo di creazione di uno spazio privilegiato, in cui gioca un ruolo fondamentale lo sfruttamento delle risorse ambientali da un lato, del lavoro invisibile dei colonizzati dall'altro. L'estrazione e il trasporto delle risorse ambientali sono fra gli strascichi lasciati ancora oggi dal colonialismo: in uno dei film presentati da Norman, il collegamento fra Paesi Bassi ed Estonia è simboleggiato dalla torba, substrato utilizzato nella coltivazione di orchidee, estratto e confezionato in Estonia a basso costo per poi essere venduto in Olanda.
Durante l'inaugurazione del padiglione, sono intervenuti il presidente estone Alar Karis e il ministro della cultura Tiit Terik, che hanno enfatizzato con i loro discorsi l'importanza di una cooperazione culturale internazionale. La festa a seguire ha inoltre visto la simbolica collaborazione fra i dj olandesi ed estoni.
Il padiglione, situato nei Giardini della Biennale, è stato inaugurato lo scorso 23 aprile, e rimarrà visitabile fino al 27 novembre 2022.
Chiara Padovano
All'interno della Biennale di quest'anno è stata anche presentata la nuova rivista artistica "A Shade Colder", dedicata all'arte estone. "A Shade Colder", solitamente pubblicata online, viene distribuita in formato cartaceo una volta l'anno.