La cantante jazz Valeria Tiganik: “Da bambina immaginavo di suonare in un'orchestra o di stare sul palco”

06.12.2024

Una ventina di anni fa Valeria Tiganik, all'epoca studentessa al Conservatorio Alfredo Casella di L'Aquila, decide di sistemarsi nella città dove "ogni pietra respira e racconta una storia". Lasciatosi alle spalle l'Estonia continua a comporre, fa le prime esperienze nel mondo jazz, diventa mamma di un maschietto e fa uscire un album. Estonia Magazine le ha fatto una dozzina di domande su idee, strumenti, maestri, sentimenti e desideri.

Sei una compositrice, cantante jazz, arrangiatrice, fisarmonicista e pianista. Il tuo primo strumento musicale è stata la fisarmonica. Come è nato l'amore per questo strumento?

Quando ero piccola a casa avevamo la fisarmonica di mio padre. La mamma, per non lasciare lo strumento a impolverarsi, ha iscritto me e mio fratello più grande alla scuola musicale di Nõmme a Tallinn. Lì ho avuto la mia prima maestra, l'amatissima Alla Sviridova, che mi ha trasmesso molto amore verso lo strumento e la musica in generale.

La cantante jazz Valeria Tiganik. A destra, in una foto insieme a Dee Dee Bridgewater.


Non è molto comune che una giovane donna suoni la fisarmonica. Quando un musicista trasporta un contrabbasso o un violino riconosciamo subito la scatola, ma quella della fisarmonica?

La fisarmonica è uno strumento abbastanza complesso ma anche completo. Può riprodurre timbriche diverse, come se fosse un'orchestra in una scatola. Il repertorio può variare dalla musica polifonica alla musica contemporanea. In Estonia si organizzano vari festival, esistono le orchestre, esistono campus estivi dove si radunano i ragazzi che amano suonare la fisarmonica. Nei paesi baltici e nordici la fisarmonica è uno strumento molto amato e suonato anche dalle donne, nonostante il suo peso. Pensate che mediamente la fisarmonica completa pesa intorno a 16 kg, ma per fortuna hanno creato belle custodie leggere che si mettono sulle spalle come uno zaino.

L'altro strumento al quale sei particolarmente legata è il pianoforte.

E' vero, non riesco a farne a meno durante la giornata, che sia a casa oppure a scuola di musica. Quando avevo 7 anni i nonni ci hanno regalato il pianoforte. Mi ricordo che stavo ore e ore davanti allo strumento, a leggere gli spartiti di tutti i libri di musica che avevo a casa, e ne avevamo un bel po'! Cercavo suoni e accordi che mi ispiravano, mi immaginavo di suonare in un'orchestra oppure di stare sul palco. Sentivo la gioia di suonare dei brani che conoscevano tutti.

Durante i tuoi studi all'Accademia Estone di Musica e Teatro hai studiato composizione sotto la guida della nota compositrice Helena Tulve. Nel 2022, durante la Biennale di Venezia, Helena Tulve ha tenuto il concerto Visions nella basilica di San Marco. Ci sei andata?

All'Accademia ho avuto la grande fortuna di capitare nella classe di Helena Tulve, e anche se il percorso è stato abbastanza breve, mi ha insegnato delle cose di cui avevo molto bisogno. È una persona estremamente profonda e talentuosa. Purtroppo alla Biennale del 2022 non ci sono andata, ma comunque seguo tutto quello che fanno i miei colleghi e insegnanti nel loro cammino artistico.

La tua esperienza con l'Italia comincia al Conservatorio Alfredo Casella di L'Aquila.

Nel 2005 sono venuta a fare l'Erasmus al Conservatorio di A. Casella di L'Aquila. Studiavo composizione sotto la guida del Maestro Matteo D'Amico. L'Aquila è un piccolo capoluogo nel cuore d'Italia, una città molto antica in mezzo alle montagne. Non avevo mai visto le montagne prima di allora. Qui ogni pietra respira e racconta una storia. Ad un certo punto ho preso la decisione di rimanere a L'Aquila. Purtroppo nel 2009 è successa la tragedia di cui sappiamo tutti. La vita si è divisa in "prima e dopo". Ho scritto anche una composizione per violoncello e fisarmonica che si intitola "Aspettando". Lo scrivevo durante lo sciame sismico che ci accompagnava da mesi prima di sfogarsi il 6 aprile e l'avevo terminato qualche giorno prima. Lo hanno eseguito a Tallinn durante il festival autunnale di giovani compositori: Aivi Tilk, mia carissima amica, fisarmonicista e Lembi Mets violoncellista, entrambe musiciste eccezionali.

Hai cominciato a cantare nei cori già in Estonia. Anche in Italia hai cantato tanto, addirittura Carmina Burana con Riccardo Muti… Fai ancora la corista professionale?

A 14-15 anni ho cominciato a cantare nel coro polifonico "Cantilena" a Tallinn. Cantavamo musica classica e sacra. Poi in Italia ho iniziato a partecipare come corista, prima del conservatorio, poi come corista professionale. Abbiamo fatto tantissimi concerti, partecipato a realtà incredibilmente interessanti. Una di queste è la trasmissione "Italia's got talent", ma anche l'esecuzione dell'inno alla gioia di Beethoven nella Sala Nervi in Vaticano oppure il concerto dedicato a L'Aquila nel 2009 con il Maestro Riccardo Muti. Abbiamo cantato le opere di Giuseppe Verdi, e ogni volta che sento "Va pensiero" mi commuovo.

È in Italia che hai cominciato i tuoi studi di canto jazz?

Esattamente. L'Italia mi ha dato tante esperienze nell'ambito musicale. Dal G8 alla vittoria del concorso Pino Massara, nella categoria compositrice jazz, dove il premio mi è stato assegnato dalla grandissima Dee Dee Bridgewater. Ma l'Italia mi ha donato anche la cosa più importante della mia vita, mio figlio, la mia famiglia.

Canta anche tuo figlio?

Cantiamo in macchina! Comunque lui ha la passione per la danza classica e il violino.

C'è molta musica nella tua vita...

La mia vita è un movimento continuo. Insegno in una scuola di musica, e molto spesso porto il lavoro anche a casa: faccio le ricerche per quanto riguarda sia l'insegnamento, sia il repertorio e la musica in generale.

Dove suoni attualmente? Hai un tuo gruppo?

Oggi il concetto di gruppo è molto soggettivo. Ci sono musicisti con cui sto sulla stessa onda musicale, ma mi capita di suonare anche con persone con cui non ho avuto esperienze comuni. Sono scoperte nuove, e in qualche modo, suonando insieme, si entra in sintonia con gli altri. Abbiamo fatto una serata dedicata al repertorio di George Gershwin con il bravissimo pianista Cosmo Intini. Sono stata special guest con il trio particolarissimo della Bielorussia "Liritsa" che era in tournée in Italia con le composizioni di Astor Piazzolla. Ho anche fatto un omaggio alla talentuosissima Eva Cassidy. Il mio nuovo album è invece uscito con un trio eccezionale: Massimiliano Coclite al pianoforte, Bruno Marcozzi alla batteria e Emanuele di Teodoro al contrabbasso.

Il tuo nuovo album, uscito nel 2021, si chiama "No Matter". Sei sia compositore, sia arrangiatore che cantante. "No Matter" che cosa?

"No Matter" è un disco che racconta di un lungo viaggio tra sentimenti e ispirazioni che sono nati e hanno preso forma in Italia. Esperienze e riflessioni formative mi hanno portato a navigare in un mare in burrasca, ma mi hanno lasciato in dono numerose idee da trasformare in musica. In quel periodo non facile sentivo un forte bisogno di iniziare un nuovo percorso artistico. Ho iniziato a scrivere i brani dell'album percorrendo le mie prime esperienze nel mondo jazz. In quasi tutti i miei brani la musica e le parole nascono insieme. Volevo condividere questo mio cammino in forma genuina, in modo che ognuno di noi lo possa vivere come una sua vera e propria esperienza d'amore. L'amore "non importa" dove, come e perché. L'amore "No Matter".

La vita senza musica sarebbe…?

Sarebbe vuota. Penso che ognuno di noi accompagni i momenti importanti della vita con la musica. È un diario che portiamo con noi lungo il nostro cammino. É più immediata rispetto alla parola, ci fa ridere e piangere, ci fa esprimere dove la parola non basta.

Cosa significa per te il silenzio?

Nella musica il silenzio è una pausa, nella vita il silenzio è un respiro. Abbiamo bisogno di respirare per parlare, abbiamo bisogno del silenzio per far sentire il suono.

Torni ancora in Estonia? Sei in contatto con i musicisti estoni?

Nell'ultimo periodo sono tornata in Estonia troppe poche volte, in parte per la pandemia, in parte per altri motivi che non dipendono da me. Ma seguo la vita in Estonia grazie ai miei amici, colleghi e parenti. Poi ho promesso a mio figlio di portarlo al Festival della canzone, che l'estate scorsa abbiamo seguito insieme in diretta in tv. Adoro quel festival, penso che ogni estone dovrebbe viverlo almeno una volta nella vita dal vivo, non importa su quale lato del palco si trova, tra i cantanti, i musicisti o il pubblico.

Katrin Veiksaar


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