Il designer Leonardo Meigas e il "design circolare"
La primavera del 2021 ha portato il designer Leonardo Meigas più volte in Italia. Recentemente è stato relatore al seminario "Small Baltic Conversation" organizzato all'Università La Sapienza di Roma, e ora partecipa come progettista e autore all'esposizione "Second Chance" per l'Estonia alla Biennale del Design di Venezia. La sua poltrona "Katarina" della linea di prodotti Uprolls, esposta a Venezia e prodotta da scarti industriali, è stata recentemente dichiarata vincitore nella sua categoria per il premio internazionale di design del mobile SIT Furniture Design Award.
Nelle foto: Leonardo Meigas e le sue poltrone "Katarina" della linea di prodotti Uprolls.
Cosa significa per te il design? Hai scritto da qualche parte che i design è l'arte del problem solving.
É straordinario che la parola "design" deriva dalla parola italiana "disegno". L'Italia viene chiamata la patria del design per un motivo. Il design è il denominatore comune delle numerose discipline che si occupano alle nostre esigenze sempre in evoluzione. Esse cambiano rapidamente nel tempo. Il design sviluppa i prodotti e i servizi, offre soluzioni nuove e aggiornate, che dovrebbero nello stesso tempo essere più sicure, più rispettose verso l'ambiente, più facili da usare e con un aspetto più bello. Il lavoro dei designer e degli artisti è legato alla creazione del nuovo e talvolta si sovrappone. Ma la differenza è che il designer dovrebbe essere capace di motivare le ragioni delle proprie azioni. Al contrario, l'arte è libera e non ha bisogno di giustificazione.
Ti sei occupato del design degli orologi dalla tua prima mostra personale negli anni '80. Dall'inizio del secolo, le tue opere sono sempre più monumentali. A capodanno del 2000 la tua installazione luminosa sul tetto del palazzo comunale di Tallinn aveva le lancette formate da raggi laser che arrivavano fino alle nuvole. Il tempo è ancora oggi il tuo tema?
Il design è un'attività puramente temporale. La moda, lo stile, il marchio, la tendenza: sono i noti concetti attraverso i quali percepiamo le epoche diverse, il passare del tempo. Il tempo possiede la dimensione spirituale, che contiene sia gli eventi importanti che gli oggetti completati. Lo chiamiamo lo spirito del tempo. Ho avuto tre mostre personali dove ho esposto collezioni di orologi. Una delle mostre da me curata si chiamava "Clocks and Tables". Nel testo di accompagnamento c'è un'eccellente frase di Linnar Priimägi [critico e storico d'arte estone]: "Gli orologi e i tavoli hanno una segreta circolazione sanguigna comune". Questa metafora poetica dà idea di come nella forma creata dall'uomo si riflette anche la propria data di nascita. Le nostre esigenze di oggi, gli edifici costruiti per assecondarle, gli stili di vita moderni e l'abbigliamento sono tutti leggibili dai discendenti attraverso il linguaggio dell'architettura e del design. Il tempo è il peso e il metro del designer.
Hai lavorato con l'acciaio inossidabile, il legno, il vetro e la ceramica per alte temperature. Qual è il tuo materiale preferito in questo momento?
Oggi forse dovrei rispondere: ovviamente cartone. Per il Padiglione Estone all'EXPO di Milano nel 2015 ho disegnato tubi di cartone. Una poltrona di cartone e di tessuto, a cui ho dato il nome di mia nipote, Katarina, è esposta anche alla esibizione a Venezia. Recentemente la Tallinn University of Technology mi ha incaricato a progettare una mostra permanente sulla pietra calcarea. Nell'esposizione ci sono quasi 100 campioni di pietre, provenienti da zone diverse, con trame e colori diversi. Questi lavori mi hanno fatto vedere la dignitosa bellezza del calcare. Attualmente è il calcare il mio materiale preferito.
In Italia l'arte applicata e il design scandinavo e finlandese sono piuttosto conosciuti. Tanti conoscono i vasi di Alvar Aalto, le sedie di Arne Jakobsen o le lampade di Poul Henningsen. Il design estone è invece poco conosciuto. Quali sono i pilastri del design estone?
Per ottenere tale riconoscimento come hanno ottenuto quei nomi mondiali devi avere molto talento, tanti ordini e fortuna, e molto tempo per arrivare nei canali dei media mondiali. I designer estoni non li conosciamo nemmeno in Estonia - non competeremo mai con gli atleti o gli attori per la fama. Parlando dei nostri pilastri, nominerei il mio maestro, il professor Bruno Tomberg, il fondatore degli studi di design in Estonia. La prima azienda di design nell'allora Unione Sovietica è stata fondata da Matti Õunapuu. La più nota delle sue opere è la bicicletta elettrica pieghevole Stigo, ancora oggi venduta con successo in tutta l'Europa. Aivar Habakukk, responsabile del design dell'azienda produttrice di vasche da bagno Balteco, che sta lavorando bene. Oggi i designer hanno iniziato loro stessi ad occuparsi della produzione su piccola scala. Toivo Raidmets è un designer e produttore di successo di sedie e appendiabiti. Reet Aus ha un dottorato nel campo del design circolare tessile. Tarmo Luisk e Tõnis Vellamaa sono due lighting designer molto diversi ma entrambi molto stimati.
Qual è la particolarità del design estone?
È difficile valutare dall'interno. Certamente, lo stile unificante è il linguaggio moderno, la struttura chiara e la costruzione logica del prodotto. A causa del modo di vivere e di pensare nordico usiamo poco e giudiziosamente l'abbellimento, la nostra composizione e la forma sono intenzionalmente semplici. Ma ci caratterizza anche il buon gusto basato sulla nostra tradizione e la capacità di utilizzare la tecnologia che si adatta meglio al materiale.
Nel seminario all'Università La Sapienza di Roma hai tra l'altro parlato dell'economia circolare e del riciclo. L'economia circolare faceva parte integrante della cultura contadina estone?
Con l'occhio di oggi azienda agricola significa produzione senza sprechi. La maggior parte del necessario veniva prodotto nella fattoria. Naturalmente funzionava anche la divisione del lavoro. Con lo sviluppo della comunità agricola furono istituite le cooperative per promuovere le reciproche attività economiche. Tutto questo in Estonia finì alla metà del XX secolo con la collettivizzazione coattiva. Sono nato un po' dopo e non ho un'esperienza personale di questo periodo cupo ma sicuramente la carenza di beni dell'era sovietica ha reso la gente inventiva. Le cose usate non venivano buttate via: il cappotto veniva disfatto, l'interno del tessuto veniva rivoltato verso l'esterno e funzionava come un panno nuovo. In quei tempi l'artigianato era molto apprezzato.
Congratulazioni per il premio internazionale di design del mobile SIT Furniture Design Award. La poltrona "Katarina" che esponi a Venezia è stata prodotta da scarti industriali. Le aziende di produzione in Estonia sono interessate al recupero degli scarti industriali?
La produzione e il consumo sostenibile continueranno a crescere se le imprese disporranno di una chiara motivazione economica e i consumatori di informazioni sufficienti e di un prezzo accessibile. Un imprenditore deve avere un incentivo per gestire gli scarti in modo efficiente ed economico, ad esempio vendendoli a un'altra azienda come materia prima attraverso un mercato virtuale. Ciò richiede delle normative nazionali. Oggi il designer estone che applica il riciclaggio deve pagare da solo lo sviluppo del prodotto. Lo sviluppo è costoso e, sfortunatamente, gli scarti industriali non hanno un valore lì dove vengono generati.
Con quale stato d'animo sei venuto in Italia questa volta?
È la mia terza volta in questa paese benedetto da una natura abbondante, la patria di una bellissima lingua, di opera e di design. Voglio credere che questo viaggio si svolgerà sotto costellazioni che favoriscono i buoni rapporti umani, e mi aspetto che ci sarà l'opportunità per future collaborazioni. Spero di aver tempo di visitare Vinci, la città natale di Leonardo, di cui nome ha ispirato i miei genitori nella scelta del mio nome.
Katrin Veiksaar