Il designer Eero Jürgenson: “L'ambasciata è una specie di oasi”

09.12.2021

Eero Jürgenson, lei ha curato, con la collaborazione di Lennart Lind, la ristrutturazione degli esterni e degli interni dell'edificio dell'Ambasciata d'Estonia di recente apertura a Roma, una villa di 500 metri quadrati costruita nei primi anni del '900. Invece dei colori nordici - i classici bianco-grigio - notiamo una palette di colori tipicamente italiani.

Abbiamo cercato di indagare e cogliere l'anima di questo edificio. La villa storica si era conservata piuttosto bene. Perciò, adattando il progetto della villa e creandone uno nuovo, abbiamo cercato di mantenere gli autentici elementi degli interni. A nostro avviso, la scelta audace dei colori fa parte dell'essenza di questa villa.

Eero Jürgenson. Foto: Ülo Josing.

Quali sono stati i materiali particolari che avete utilizzato nella villa?

Negli interni dell'edificio erano stati utilizzati originariamente marmo e legno, c'erano anche stupendi dettagli metallici realizzati nel XIX secolo. I mobili, dei pezzi unici progettati da noi, hanno un design dal linguaggio veramente moderno; tuttavia abbiamo utilizzato materiali e tecniche ben noti nella storia, come il compensato di radica di noce, il rovere nero, l'ottone e la tecnica dell'intarsio.

Come designer, è noto per le soluzioni "intelligenti". Anche nell'edificio dell'Ambasciata troviamo qualcosa di "smart"?

Oggi, il termine "smart" è forse troppo impiegato. Il nostro non è un progetto "smart" nel senso odierno della parola. Le aspettative dell'Ambasciata per i locali di rappresentanza sono molto alte, e quindi abbiamo cercato di concentrarci su soluzioni di lunga vita, fisica e morale: un'esecuzione durevole e di alta qualità, un messaggio che durerà a lungo. Le dimensioni di alcune stanze dell'edificio storico non sono esattamente ideali per la funzione dell'Ambasciata. Ecco perché abbiamo dovuto creare soluzioni flessibili e modificabili secondo le necessità. Perciò, ad esempio, il set di tavoli da pranzo è multifunzionale e ridimensionabile. Nella produzione del tavolo, è stato molto significativo concettualmente assemblare il compensato di radice di noce italiano e il compensato di rovere affumicato di quercia estone, per integrarli in un insieme.

La sala di pranzo e la facciata dell'Ambasciata d'Estonia a Roma. Foto: Adriano Carafòli.

Una delle funzioni dell'Ambasciata è promuovere la cultura estone. Nell'edificio avete previsto spazio anche per le opere di artisti. È vero che in questo momento nell'Ambasciata si trova il prezioso Paesaggio italiano di Konrad Mägi?

L'ambasciata è una specie di oasi, un pezzo di patria all'estero. Anche il significato di una piccola ambasciata è grande, perché rappresenta e introduce la mentalità, il pensiero, la cultura nel suo insieme nel paese in cui si trova. Può essere una sorta di pioniere nel promuovere buone relazioni e comprensione reciproca. Pertanto, l'esposizione dell'arte è importante, e la sua selezione un argomento impegnativo. Le opere della Scuola estone Pallas degli anni '30 si inseriscono perfettamente negli interni storici dell'edificio dell'Ambasciata, perché raccontano un bellissimo e rapido periodo di sviluppo dell'Estonia, quando il paese respirava allo stesso ritmo con la cultura europea. I dipinti e le grafiche esposti provengono dal Museo d'Arte di Tartu, e una delle opere più pregiate è proprio "Paesaggio italiano" di Konrad Mägi. In senso figurato, il quadro è tornato al suo paese di nascita.

Ha lavorato anche nella progettazione delle altre ambasciate. Ad esempio ad Abu Dhabi, dove ha scelto di esporre su una delle pareti dell'Ambasciata gli spilli tradizionali dei costumi popolari estoni, sõled.

Verissimo. Nell'arte islamica, gli ornamenti sono molto importanti e hanno un significato più profondo del semplice decoro. Abbiamo notato un'interessante somiglianza con i motivi geometrici degli spilli tradizionali estoni, e quindi abbiamo portato all'interno dell'Ambasciata le copie degli spilli, ingrandite e stampate in 3D. Invece di concentrarci sui temi che ci differenziano, abbiamo cercato di trovare i simboli universali che uniscono culture così diverse.

Nel padiglione d'Estonia dell'Expo di Dubai recentemente aperto lei espone la sedia VIPSI. Gli autori estoni prendono spesso spunto dalla natura. Si può dire che il motivo della schienale della sedia sia stato ispirato da qualche animale?

Questo è un esempio dell'uso del tema zoomorfo nel design. La maggior parte delle sedie ha quattro gambe, e il designer ha tutta la libertà nel modellare il volume del sedile e dello schienale. Da qui, quasi automaticamente il passo successivo è notare delle somiglianze con il regno animale. Certo, nell'entusiasmo dell'ideare la forma non si può dimenticare l'ergonomia, anzi, prima di tutto la sedia deve essere comoda. Lo sviluppo di questo prodotto è stato molto interessante, anche perché è avvenuto in collaborazione con "Standard", il grande produttore estone di mobili. Portare i mobili in fabbrica è un processo pragmatico, ed è stato eccitante cercare l'equilibrio tra la razionalità e l'intuizione: testare quanto possa essere scultorea la forma che nasce nella linea di produzione. Il nome VIPSI deriva invece dall'infanzia: una simpatica mucca della fattoria dei nonni, portava quel nome. 

La sedia VIPSI (foto: Olev Mihkelmaa) e il tavolo Art Desk di Eero Jürgenson (fotoMama Creative OY).

Invece l'Art Desk, il suo ultimo tavolo, è ispirato ai petroglifi nordici e ai motivi dei tamburi sciamanici. I disegni rupestri più vicini all'Estonia si trovano in Carelia. Li ha mai visitati?

Ho visto i disegni rupestri della Carelia da bambino. Allora mi sembravano semplicemente delle creature simpatiche, come tali hanno iniziato a ossessionarmi e a suscitarmi interesse. In realtà, l'atto di vedere dei disegni rupestri o il tamburo sciamanico non ti invita a progettare nulla, ma fa sì che queste potenti emozioni si immagazzinino in qualche parte nel tuo profondo. Ad un certo punto, le emozioni e le immagini iniziano a influenzarti anche nelle altre tue attività attraverso il subconscio. Mi sono fidato di quella sensazione e l'ho lasciata venire a galla consapevolmente. Nell'Art Desk abbiamo utilizzato materiali naturali e di alta qualità che durino nel tempo e possano resistere all'uso attivo. Credo che questo crei un'estetica completa della forma con la grande capacità di connettersi con i vari spazi intorno a sé. In altre parole, questo tavolo ha la capacità di entrare sia in un interno storico che ultramoderno.

L'Italia è considerata un paese piuttosto influente dal punto di vista del design. Ha dei modelli da seguire in Italia?

Ho grande rispetto per la cultura italiana, in quanto fornisce un contributo importante per le basi e l'ulteriore sviluppo della cultura europea. Mi piace molto la creatività degli italiani: non ci sono percezioni indurite o argomenti tabù. Questo atteggiamento ha radici in un passato lontano, ma lo slancio non sembra voler rallentare.

Katrin Veiksaar


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