Fondazione Konrad Mägi: il “periodo italiano” perduto

16.04.2021

A distanza di cinque anni, la Fondazione Konrad Mägi riprende le attività di ricerca delle opere del pittore estone Konrad Mägi in Italia e rinnova l'invito a mettersi in contatto qualora si abbiano informazioni utili. Si stima che le opere ancora disperse siano un centinaio, delle quattrocento realizzate dall'artista, e che, di queste, un numero consistente possa trovarsi in Italia.

Il patrimonio artistico e visionario di Mägi è stato esposto, nell'ultimo decennio, in importanti istituzioni italiane - Museo Vittoriano (2015), Museo del Novecento di Firenze (2017), GNAM (2017), Musei Reali di Torino (2019) - portando studiosi e collezionisti a interrogarsi sulle intime ragioni che lo avevano spinto a trascorrere gli ultimi anni della sua vita in questa terra.

Konrad Mägi, Veneetsia (Venezia), olio su tela, 1922-1923

La Fondazione Konrad Mägi, istituita nel 2018, promuove e sostiene le attività di ricerca e si occupa del censimento delle opere dell'artista. Per quanto riguarda il "periodo italiano", già cinque anni fa, in occasione della retrospettiva "Konrad Mägi (1878-1925)" alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, era stata avviata una campagna di ricerca per individuare sul territorio dipinti perduti. A distanza di cinque anni, Enn Kunila - presidente della Fondazione, collezionista d'arte e meritevole di aver introdotto l'arte moderna estone in Italia - rinnova l'invito a mettersi in contatto qualora si abbiano informazioni utili.

Le vicende artistiche e biografiche di Konrad Mägi (Rõngu 1878 - Tartu 1925), fortemente legate alle origini estoni del pittore, approdano in Italia quando l'artista nel 1921 giunge a Roma. Il viaggio, durante il quale è esposto a ignoti scenari ancora da lui inesplorati, dura meno di un anno e corrisponde al suo ultimo periodo di produzione, prima della morte sopraggiunta nell'agosto 1925 a soli quarantasei anni. I frequenti viaggi nel primo decennio del XX secolo a Parigi lo avevano iniziato alla vita di bohème; la sua natura ostile alle gerarchie sociali e avversa alle ideologie nazionaliste si rifletteva anche nello stile anarchico e difficilmente ascrivibile alle correnti artistiche a lui contemporanee. L'aggravarsi delle sue condizioni di salute e l'insofferenza per Tartu, città nella quale abitava stabilmente dal 1912, avevano amplificato e rafforzato i tratti malinconici e irrequieti del suo carattere, sensibilmente visibili nelle opere di quegli anni. Arrivato in Italia, ha modo di visitare Roma, città nella quale trascorre più tempo, Venezia e Capri: luoghi che segnano un cambio radicale nei suoi lavori.

La ricostruzione, seppur parziale, del "periodo italiano" di Mägi ha permesso di ampliare le riflessioni sul rapporto fra la cultura estone e italiana nel XX secolo; se i bozzetti e le tele mostrano chiaramente il fascino dell'artista per le antiche rovine romane e la Laguna, la ricognizione di opere tuttora presenti in Italia ci direbbe come il mecenatismo dell'epoca aveva accolto quei vividi paesaggi, distanti dai sperimentali soggetti industriali del Futurismo.

Chiara Lorenzetti

Crea il tuo sito web gratis!