Fondazione Konrad Mägi: il “periodo italiano” perduto
A distanza di cinque anni, la Fondazione Konrad Mägi riprende le attività di ricerca delle opere del pittore estone Konrad Mägi in Italia e rinnova l'invito a mettersi in contatto qualora si abbiano informazioni utili. Si stima che le opere ancora disperse siano un centinaio, delle quattrocento realizzate dall'artista, e che, di queste, un numero consistente possa trovarsi in Italia.
Il patrimonio artistico e visionario di Mägi è
stato esposto, nell'ultimo decennio, in importanti istituzioni italiane -
Museo Vittoriano (2015), Museo del Novecento di Firenze (2017), GNAM
(2017), Musei Reali di Torino (2019) - portando studiosi e
collezionisti a interrogarsi sulle intime ragioni che lo avevano spinto a
trascorrere gli ultimi anni della sua vita in questa terra.
Konrad Mägi, Veneetsia (Venezia), olio su tela, 1922-1923
La Fondazione Konrad Mägi, istituita nel 2018, promuove e sostiene le attività di ricerca e si occupa del censimento delle opere dell'artista. Per quanto riguarda il "periodo italiano", già cinque anni fa, in occasione della retrospettiva "Konrad Mägi (1878-1925)" alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, era stata avviata una campagna di ricerca per individuare sul territorio dipinti perduti. A distanza di cinque anni, Enn Kunila - presidente della Fondazione, collezionista d'arte e meritevole di aver introdotto l'arte moderna estone in Italia - rinnova l'invito a mettersi in contatto qualora si abbiano informazioni utili.
Le vicende artistiche e biografiche di Konrad Mägi (Rõngu 1878 - Tartu 1925), fortemente legate alle origini estoni del pittore, approdano in Italia quando l'artista nel 1921 giunge a Roma. Il viaggio, durante il quale è esposto a ignoti scenari ancora da lui inesplorati, dura meno di un anno e corrisponde al suo ultimo periodo di produzione, prima della morte sopraggiunta nell'agosto 1925 a soli quarantasei anni. I frequenti viaggi nel primo decennio del XX secolo a Parigi lo avevano iniziato alla vita di bohème; la sua natura ostile alle gerarchie sociali e avversa alle ideologie nazionaliste si rifletteva anche nello stile anarchico e difficilmente ascrivibile alle correnti artistiche a lui contemporanee. L'aggravarsi delle sue condizioni di salute e l'insofferenza per Tartu, città nella quale abitava stabilmente dal 1912, avevano amplificato e rafforzato i tratti malinconici e irrequieti del suo carattere, sensibilmente visibili nelle opere di quegli anni. Arrivato in Italia, ha modo di visitare Roma, città nella quale trascorre più tempo, Venezia e Capri: luoghi che segnano un cambio radicale nei suoi lavori.
La ricostruzione, seppur parziale, del "periodo italiano" di Mägi ha permesso di ampliare le riflessioni sul rapporto fra la cultura estone e italiana nel XX secolo; se i bozzetti e le tele mostrano chiaramente il fascino dell'artista per le antiche rovine romane e la Laguna, la ricognizione di opere tuttora presenti in Italia ci direbbe come il mecenatismo dell'epoca aveva accolto quei vividi paesaggi, distanti dai sperimentali soggetti industriali del Futurismo.
Chiara Lorenzetti