Federico Bellentani e la guerra dei monumenti

17.03.2021

Il semiologo Federico Bellentani, classe 1988, ha passato ore e ore nei musei e negli archivi estoni con un unico scopo: indicare soluzioni innovative per la gestione dei monumenti che in Estonia hanno suscitato controversie e dibattiti. Ora, dopo il dottorato all'Università di Cardiff, è tornato in Italia, a Bologna, e i risultati della sua ricerca - le soluzioni suggerite per l'Estonia ma non solo - sono raccontati nel suo nuovo libro "The Meanings of the Built Environment".

Federico Bellentani

Hai una lunga storia con l'Estonia. Quando è iniziata?

Era il 2009 la prima volta che ho visitato Tallinn: la colonna della vittoria della guerra d'indipendenza era appena stata inaugurata e come moneta c'era ancora la corona. Mi ricordo di essere rimasto colpito dall'aspetto nordico e accogliente di Tallinn. Due anni dopo, mentre studiavo semiotica a Bologna, non ho esitato a fare domanda per uno scambio Erasmus in Estonia. Così nel settembre 2011 sono partito alla volta di Tartu, dove ho studiato per un anno al Dipartimento di Semiotica. Già durante questa esperienza, sono rimasto colpito da un aspetto che molti studiosi estoni chiamano 'War of Monuments', la guerra dei monumenti: si tratta di una serie di controversie che, a partire dai primi 2000, hanno usato i monumenti come terreno di negoziazione di narrative storiche e identitarie. Nel 2015, durante il dottorato all'Università di Cardiff, mi sono trasferito nuovamente in Estonia per condurre una ricerca tra Tallinn e Tartu, nella cui università sono stato visiting researcher grazie a una borsa della Archimedes Foundation.


Come mai tanti italiani vanno a studiare semiotica all'Università di Tartu?

Tartu è uno dei più importanti centri di semiotica al mondo. La sua università è tra le poche ad avere un dipartimento che porta il nome della semiotica. Uno dei motivi di questo successo è la scuola di Tartu-Mosca, una scuola di pensiero fondata da Juri Lotman nel 1964. Le connessioni tra la semiotica estone, all'Università di Tartu, e l'Italia sono moltissime: molti articoli di Lotman sono stati tradotti prima in italiano che in inglese. Umberto Eco ha ricevuto un dottorato onorario dall'Università di Tartu: il pensiero di Eco e quello di Lotman partono da prospettive differenti, ma hanno numerosi punti di contatto. Eco è anche autore dell'introduzione di un importante libro di Lotman, "The Universe of the Mind".


Quest'anno è uscito il tuo nuovo libro "The Meanings of the Built Environment" con De Gruyter Mouton sullo spazio urbano estone dove ti concentri sui monumenti. I monumenti sono luoghi di tensioni e controversie?

Non credo che i monumenti siano luoghi di tensione di per sé. Per esempio, il Soldato di Bronzo, un memoriale dedicato ai soldati sovietici caduti durante la Seconda Guerra Mondiale, è stato rimosso dal centro di Tallinn solo nel 2007: fino a quel momento non aveva generato particolari tensioni e veniva visitato da un numero di veterani in costante diminuzione. Ma se i monumenti sono congelati nella loro materialità, le nostre attitudini e sensibilità verso eventi e personaggi del passato sono in continuo cambiamento. Questo è il paradosso dei monumenti: sono stabili nel tempo, ma i loro significati sono destinati ad essere interpretati in modo diverso, riflettendo i cambiamenti nella cultura, nelle relazioni sociali, nei concetti di nazione e nei punti di vista sul passato. Così, un monumento prima ignorato può diventare improvvisamente portatore di ricordi traumatici o degli ideali di un'epoca passata.


Nel 2018 è stato inaugurato a Tallinn il memoriale alle vittime del comunismo di Maarjamäe. Nel tuo libro parli di questo memoriale come una traduzione del trauma nel linguaggio dell'architettura...

Il memoriale presenta un design contemporaneo ed è costruito in sintonia con la natura, tema molto caro agli estoni. Su uno dei suoi lati, c'è la poesia "Ta lendab mesipuu poole" di Juhan Liiv, uno dei poeti estoni più famosi. Intorno alla poesia ronza uno sciame di 22.000 sculture di api che rappresentano simbolicamente le vittime del comunismo. Penso che questi elementi e il concept del memoriale aiutino a tradurre il trauma del regime sovietico nel linguaggio dell'architettura, dell'arte e della poesia. Il memoriale ha però un elemento innovativo che mi piace molto: un archivio digitale con i nomi delle vittime, che può essere aggiornato dagli utenti stessi. Oggi la tecnologia digitale rappresenta uno strumento importante per rendere i monumenti luoghi di apprendimento interattivo, anziché di contrasti.


Il tuo monumento preferito?

La fontana degli studenti nella piazza centrale di Tartu, ormai diventato il simbolo della città. La fontana attrae molte pratiche creative, giocose e spensierate. Mi riconosco nel soggetto della fontana: proprio lì vicino ho incontrato per la prima volta Daria, oggi mia moglie. Certo non è un memoriale come quelli discussi fin qui, ma celebra comunque una parte fondamentale della storia di Tartu e del mondo: gli studenti.

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